Come porsi di fronte a scelte complesse? Come può, ad esempio, un manager di un’azienda decidere se è il caso di licenziare un impiegato in un momento di crisi? Conta di più il bene di uno o quello di molti? Come può un comandante di una nave di pattuglia nel mezzo del Mediterraneo scegliere chi salvare tra i tanti profughi finiti in acqua? Vengono prima le donne? Prima i bambini? Prima i giovani o gli anziani? Quale vita merita più di un’altra? Queste sono scelte al limite dell’impossibile, eppure paradossalmente all’ordine del giorno. Il punto è che nessuna di queste scelte è priva di conseguenze e la risposta, se seguiamo ciò che l’insegnamento buddhista ci suggerisce, non è solo figlia del ragionamento. Il dibattersi tra giusto e sbagliato ci dice Gotama, ci porta sempre ad un punto morto. Spesso, la risposta la “sentiamo”, è così impellente che non ci lascia alternativa. È come se il nostro corpo, il nostro “istinto” ci dicesse cosa fare. Ed ecco perché il buddhismo ci insegna a entrare in confidenza con il corpo attraverso la consapevolezza.