#catene #aridità #felicecomeunbuddha
Un giorno, il monaco Thailandese, Achan Chan, rispose in questo modo a una domanda postagli da un suo giovane discepolo su cosa fosse giusto fare: “vero ma non giusto, giusto ma non vero”. Questo modo di “rompere” il pensiero che si muove tra due opposti, apparentemente con un’affermazione illogica, porta l’attenzione non sulla teoria ma sull’approccio che si mette in atto. Ragionare in termini di giusto/sbagliato, vero/falso, buono/cattivo ci muove verso quel terreno di aridità che ci limita Nell’aridità ci sono le categorie, i concetti, i pregiudizi. C’è tutto ciò che ci blocca dall’essere autenticamente umani. Nell’aridità prendiamo posizione, ci incateniamo a una singola visione, limitiamo la nostra capacità di vedere che la nostra condizione è mutevole, insoddisfacente forse ma viva, autentica e che non ci resta altro che viverla.